La vergogna è un’emozione secondaria, non è innata ma dev’essere appresa e si sviluppa con la crescita dell’individuo e l’interazione sociale.
Essa nasce dalla valutazione della propria inadeguatezza: quando ci vergogniamo mettiamo in discussione il “come sono”, questo fa sì che ci siano pochissime possibilità di porre rimedio a quello che consideriamo l’errore.
La vergogna è il frutto di uno stato interno del sé e non il prodotto di un conflitto esterno, cosicché essa va a minare l’integrità del sé e delle proprie capacità.
Non va confusa con il pudore, che nasce dalla volontà di non volersi mostrare allo sguardo altrui. Chi ha pudore non sempre ha vergogna nel mostrarsi, ma semplicemente non ama farlo.
La funzione della vergogna è quella di proteggere il nostro desiderio di essere valutati positivamente dagli altri (stima) e da noi stessi (autostima).
L’imbarazzo invece è un senso di lieve inadeguatezza sperimentato in situazioni sociali specifiche.
Si differenzia dalla vergogna in quanto esso si prova esclusivamente in presenza di altre persone ed ha a che fare con la percezione di avere contraddetto regole sociali che non necessariamente si condividono.
A scatenare l’imbarazzo non è quasi mai un evento discriminante in termini oggettivi, è più che altro il prodotto di una valutazione personale cognitiva. Ci sentiamo in imbarazzo a causa della valutazione, del tutto inconscia, del significato che diamo e che pensiamo gli altri diano ad un determinato evento.
L’imbarazzo è paragonato, a livello sociale, al dolore fisico. Quando sentiamo dolore siamo allertati da ciò che minaccia il nostro benessere fisico, quando proviamo imbarazzo siamo allertati da ciò che minaccia il nostro benessere sociale.
L’imbarazzo è un’esperienza comune e anche molto positiva a livello sociale, ma può presentarsi come più o meno faticosa da gestire in base ai differenti tratti di personalità che ci caratterizzano.