Siamo portati a pensare che la locuzione “senso della vita” faccia riferimento ad un concetto astratto, ad un qualcosa che aleggia nell’aria, ma in realtà non è così.
Il senso della vita è qualcosa di concreto: la percezione del senso è sostanzialmente un divenire consci di ciò che si può fare in una data situazione.
Ricercare il significato di ciò che viviamo è un istinto innato di ciascun essere umano e, spesso, ciò che fa star male è proprio la mancata percezione di tale senso. Tutti quando ci accade qualcosa di traumatico (la perdita di una persona cara, la diagnosi di una malattia, l’insorgenza di una disabilità, la perdita del lavoro ecc.) ci facciamo la domanda “perché proprio a me?”.
Questa è quella che Victor Emil Frankl (psichiatra e psicoterapeuta austriaco, sopravvissuto al lager) definisce “volontà di significato”, ossia la “tensione radicale dell’uomo a trovare e realizzare un senso e uno scopo” (Frankl, 1966).
Tre le direzioni lungo le quali possiamo trovare un significato nella vita:
- in ciò che facciamo, nell’opera che creiamo e quindi nel lavoro;
- in ciò che sperimentiamo e viviamo, amando qualcosa o qualcuno;
- di fronte a situazioni che non possiamo cambiare.
Nessuna situazione della vita è realmente priva di senso, neanche quelle difronte alle quali siamo impotenti e, soprattutto in quest’ultime, è fondamentale riuscire – da soli o con l’aiuto di un professionista – a trovare un significato. Riuscire a dare un senso alle esperienze che viviamo nella vita ci aiuta ad accettarle e a trovare le risorse necessarie per affrontarle.